La biografia della copertina parla di un'infanzia vissuta in povertà estrema, ma sempre felice e orgogliosa. Da lavoratore fui già licenziato, per punizione a 14 anni, perché mi "intromettevo" nei problemi del lavoro: "Sono cose da grandi, mi dissero". Volli, a 19 anni (allora si era ancora minorenni), impegnarmi per la scuola aperta a tutti e fui rimandato a settembre, al 4° anno, proprio in matematica e disegno! La punizione subita, faceva da contraltare ai vantaggi tratti dai miei coetanei meno lottatori che seppero inserirsi bene nel mondo della politica. Questo è solo un antipasto, perché da grande non sono cambiato... anzi. È uno spaccato che riassume la mia infanzia contadina vissuta nella campagna di Canestrello, frazione di Candela, sino a 11 anni e la parte successiva a Torino, in concomitanza con la perdita di mio padre 47enne. In questa seconda parte ho trascorso una vita da artigiano "polivalente" (ho fatto mio questo aggettivo frugandolo da un biglietto da visita di un tuttofare, il quale mi spiegò: "Se inserissi tutti i miei mestieri, questo biglietto diventerebbe una pagina"). All'ultima domanda rispondo come posso, perché proprio non saprei trovare una risposta razionale. Quindi dico: È stata la storia ad avermi scelto per essere raccontata. Le mia dita pigiavano i tasti del computer "a mia insaputa", e così dicono (lo dicono gli altri, ma io non ci credo), sono diventato scrittore.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Lavorando a tempo pieno di giorno come artigiano impiantista e restauratore (non dimenticate polivalente..), con "l'obbligo" di dover ancora lavorare a lungo, al fine di ricostruire e irrobustire la pensione, restano pochi momenti per scrivere. Non posso fare diversamente perché mi dicono, gli esperti calcolatori di cose pensionistiche, che se verso ancora 20 anni di contributi, a 87 anni posso mirare a superare i 1.000 euro! (salvo prelievi forzosi per addizionali regionali e comunali; per l'aumento dei contributi del fondo combattenti della prima guerra mondiale e per i terremoti passati e venturi). Allora per poter scrivere mi riesce possibile, dopo aver apparecchiato la tavola, buttare qualche frase, tra il contorno e la frutta, e successivamente dopo le 22, dopo la pausa di riposo, andando a oltranza, a volte sino alle ore 1.00 (salvo le numerose interruzioni dovute alle telefonate, alle visite ricevute e fatte, al dialogo coniugale doveroso, per non essere accusato di dedicarmi alla storia e trascurare lei) e alle rare visualizzazioni di programmi TV validi.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Massimo Gramellini, perché oltre al suo impegno giornalistico d'azione, ha raccontato una storia sull'infanzia difficile, sofferta, vissuta e portata avanti con fierezza e di aver tratto da questa esperienza, linfa e solidità morale per affrontare l'adolescenza e la maggiore età. La perdita di un genitore da bambino, e io l'ho vissuta sulla mia pelle, causa un trauma profondo, perché viene a mancare la linea guida, il punto di riferimento. Questo stato alimenta l'insicurezza, la paura di affrontare il futuro, e per vincerle bisogna pensare al positivo, fare sempre bei sogni.
4. Perché è nata la sua opera?
La vita moderna, tecnologizzata oltremisura, ci distoglie sempre di più dall'esercizio della memoria. Vogliamo trovare alcune foto? Fatto! Le possiamo trovare prontamente in un aggeggio di piccole dimensioni, schiacciando quattro tasti; agendo sullo schermo con il pollice e l'indice possiamo modificare il formato. Magico! Per questo il vecchio album delle foto sbiadite del passato trova posto in uno scatolone da riporre su uno scaffale della cantina. Analoga sorte la riserviamo ai vecchi ricordi: sbiadiscono e li mettiamo, pure questi, in cantina. Alcuni ricordi lontani sono pure ingombranti, perché rappresentano momenti di una vita di privazioni e di difficoltà, e allora cerchiamo di dimenticarli ed evitiamo sistematicamente di trasmetterli alle future generazioni. La "zia gemella" è riuscita addirittura a dimenticare la lavorazione del "bocconotto" che si produceva in campagna. Eppure Lei, allora partecipava attivamente a farlo; non è pensabile che la memoria di una quindicenne all'epoca possa svanire totalmente. Come può essere possibile oscurare il ricordo delle formine di alluminio dalle tante fogge geometriche? Per questo ha preso forma il mio racconto, nell'auspicata speranza di portare un piccolo contributo a questa causa e anche allo scopo di cercare di porre un argine alla società dello sfrenato consumismo. Mi sono addentrato con leggerezza, con ironia sottile, raccogliendo come un fotografo piccoli momenti di vita della società attuale, disponendoli infine sotto forma di romanzo.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ritengo di aver trascorso una vita molto movimentata e ricca di interessi. Da piccolo ho vissuto in diretta le lotte contadine di inizio anni '50 e tutto il successivo evolversi. Da adolescente ero partecipe del boom economico e delle relative trasformazioni sociali. Da ragazzo ho vissuto le nuove mode e le lotte da sessantottino nella scuola. Successivamente ho abbracciato oltre alla passione del costruire, anche la partecipazione alle problematiche dell'ambiente, nelle sue varie forme. Come si può evincere, di materiale da raccontare ne ho raccolto tanto. Bisognerebbe trovare il tempo per farlo.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per scrivere il racconto, ho utilizzato ora una, ora l'altra motivazione e in tanti momenti un mix. Il romanzo viaggia, in larga parte, sulle ali della fantasia.Tanti fatti, realmente accaduti, se non li avessi aggiustati con la fantasia e con molta ironia, avrebbero appesantito la lievità sempre cercata, comportando, di conseguenza, il ricorso ad analisi sociali, un campo che non sarei stato in grado di gestire. La risposta finale può essere: "Scrivere, per me, è stata una continua evasione dalla realtà, proprio per poterla raccontare ".
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Moltissimo. C'è tutta l'ironia e autoironia del pugliese che è sempre rimasto in me. C'è l'orgoglio delle mie origini e della mia terra. Poi se vogliamo, nella storia, ci sono entrato anche come protagonista (il Peppino).
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nell'ordine: Vitariello, Lorenzina, la zia gemella, L'IGPologo, Mc David's, gli articoli del giornalino di Candela; la Sciandrella e infine Rinaldo. Osservandoli, mi hanno fornito tanto materiale.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A Mimma, mia moglie. Le sottoponevo, a volte in tempo reale, lo sviluppo del romanzo.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Certamente sì. Il progresso e l'innovazione ci detteranno i tempi e i modi della trasformazione delle nostre abitudini. Il mezzo elettronico è compenetrato nella pelle delle nuove generazioni. Noi, generazioni di tempi passati, dovremo subire la modernizzazione e la sua velocità, nello stesso modo dell'avvento del computer e del telefonino.Però lo faremo con tanta nostalgia, ricordando l'emozione del contatto e del fruscio delle pagine e la bellezza dei libri esposti sui mobili di casa.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Stessa risposta data al punto precedente. Indubbia la sua utilità, prima fra tutte la salvaguardia della vista e il soccorso a favore di un non vedente. Però l'uomo diventa sempre più passivo. Immaginiamo una biblioteca con tante persone con le cuffie sulle orecchie, impegnati, magari contemporaneamente, a consultare i messaggi ricevuti al telefonino...